Nota della curatrice
Se mi stacco da te, mi strappo tutto.
Intitolo la plaquette per Edoardo Sanguineti con questo suo verso antico e anarchico per la sua emblematicità e per la rap- presentatività di una poetica al di fuori di ogni schema. Sembrerebbe infatti, a prima vista, un enunciato dolente e pa- radigmatico di una tradizione lirico soggettiva che il Nostro ha sempre vigorosamente contrastato, e quindi, avrebbe l’aria di una contraddizione. Ma non è così. Il verso, sia in assolo che nel suo contesto, assume l’icasticità di una prospettiva antilirica e dissacrante del cosiddetto attaccamento di amore che qui è assunto in carico dalla coscienza come condizione asettica e non disperante. Lo declara la scelta paradigmatica ( stacco – strappo) lavorata sulla sequenza sibilante-dentale-palatale, sul ritmo del verso endecasillabo perversamente e ostinatamente classico, nel senso che è perfetto nella sua protesta, ma anche nel contesto di questo delizioso testo-cronaca, se è vero, come è vero che all’ul- timo verso leggiamo “vivo ancora per te” subito annullato dal contrasto “se vivo ancora”. Poesia come strumento di presa di coscienza senza certezze nell’esercizio vigile del dubbio. E sicu- ramente la Coerenza di sempre.
Ringrazio gli intellettuali poeti che hanno fatto cerchio attorno a questo Omaggio-tentativo di conoscere meglio, di indagare di più, ciascuno a suo modo, su questo intellettuale ambiguo, em- blematico e significativo del nostro tempo.
Intitolo la plaquette per Edoardo Sanguineti con questo suo verso antico e anarchico per la sua emblematicità e per la rap- presentatività di una poetica al di fuori di ogni schema. Sembrerebbe infatti, a prima vista, un enunciato dolente e pa- radigmatico di una tradizione lirico soggettiva che il Nostro ha sempre vigorosamente contrastato, e quindi, avrebbe l’aria di una contraddizione. Ma non è così. Il verso, sia in assolo che nel suo contesto, assume l’icasticità di una prospettiva antilirica e dissacrante del cosiddetto attaccamento di amore che qui è assunto in carico dalla coscienza come condizione asettica e non disperante. Lo declara la scelta paradigmatica ( stacco – strappo) lavorata sulla sequenza sibilante-dentale-palatale, sul ritmo del verso endecasillabo perversamente e ostinatamente classico, nel senso che è perfetto nella sua protesta, ma anche nel contesto di questo delizioso testo-cronaca, se è vero, come è vero che all’ul- timo verso leggiamo “vivo ancora per te” subito annullato dal contrasto “se vivo ancora”. Poesia come strumento di presa di coscienza senza certezze nell’esercizio vigile del dubbio. E sicu- ramente la Coerenza di sempre.
Ringrazio gli intellettuali poeti che hanno fatto cerchio attorno a questo Omaggio-tentativo di conoscere meglio, di indagare di più, ciascuno a suo modo, su questo intellettuale ambiguo, em- blematico e significativo del nostro tempo.
Di nuovo grazie,
Luciana Gravina
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